venerdì 1 febbraio 2008

Cose dell'altro mondo

L’incauto visitatore che avesse la ventura di attraversare le nostre terre avrebbe senz’altro l’impressione di essere precipitato in un altro mondo, un mondo specularmente opposto al mondo civile, un mondo irreale dove le cose, i fatti, le persone vivono capovolte. Un mondo dove tutti fanno finta di vivere in maniera normale o razionale laddove c’è ben poco di normale e razionale, dove si mangia, si beve, si lavora, si cammina, negli spazi angusti che ci lasciano i cumuli di rifiuti. Un mondo dove negli ospedali ci sono più primari che pazienti, un mondo dove col lavoro si muore più che vivere, un mondo dove più conta chi è più furbo o più ladro o più imbroglione, un mondo dove tanti rappresentanti del popolo non rappresentano che se stessi, un mondo dove tutto si progetta e nulla si realizza, un mondo in cui tutto va tranquillamente, pacatamente alla malora. Un’ anticamera di un inferno cui ci abituiamo poco a poco

“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso e esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare, e dargli spazio”
Italo Calvino – le città invisibili

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